“Book Descriptions: Nobili principi che si innamorano di fanciulle non nobili; monaci e monache che possiedono ben poco oltre al saio e alla ciotola; furbi campagnoli in grado di conquistare dame di rango elevato e altri meno acuti che scambiano uno specchio per un demone; demoni che amano il vino e la compagnia delle belle ragazze e guerrieri pronti a rischiare la vita per sconfiggerli. Una donna che in preda alla gelosia si trasforma in enorme rettile e corre all’inseguimento del giovane monaco che ha rifiutato le sue proposte amorose. E ancora, personaggi immaginari, e poi volpi, gatti e topi che interagiscono con gli esseri umani. Questi racconti, alcuni dei quali tradotti per la prima volta in una lingua occidentale, offrono uno spaccato di gesta eroiche, ideali romantici e sogni di arricchimento a testimonianza del grande dinamismo culturale e sociale di un paese in trasformazione, dove l’ordine che per secoli ha stabilito l’identità del dominante e del dominato viene finalmente messo in discussione.
Gli otogizo-shi sono racconti del tardo medioevo giapponese che rielaborano, con umorismo e originalità, temi e motivi appartenenti alle tradizioni orali e letterarie delle epoche precedenti, come i monogatari di corte di epoca Heian e i monogatari guerreschi di epoca Kamakura. Ne sono giunti fino a noi circa quattrocento, che si presentano sotto forma sia di rotoli illustrati sia di libretti copiati a mano o stampati e vantano molteplici origini: alcuni furono creati e diffusi oralmente da cantastorie girovaghi, altri furono scritti da intellettuali di vario genere - monaci, guerrieri e nobili decaduti - e non conobbero mai una forma orale. Per l’estrema vivacità e inventiva del linguaggio, con descrizioni dalla fantasia quasi rabelaisiana di luoghi, personaggi e situazioni, rappresentano una delle eredità culturali più importanti del Giappone medievale.
Roberta Strippoli si è specializzata in letteratura giapponese classica in Italia, Giappone e Stati Uniti, dove attualmente insegna. Per questo volume ha vinto il Premio Valle dei Trulli per la traduzione 2002.” DRIVE